martedì 9 novembre 2010

Ecco come drogano le nostre menti, lo spiega il neurolinguista Noam Chomsky

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La manipolazione mediatica ormai non ha confini. Il consenso
politico e quello d’opinione è regolato attraverso ben precise
strategie mediatiche che si appoggiano su 10 regole di base.  
Noam Chomsky ci aiuta a svelare l’inganno.
Per questo ringrazio l’amico Tonino Basile che mi ha girato 
questo scritto da leggere con attenzione e riflettere.
In questi giorni di forte instabilità politica si riaccendono i
toni e si rimescolano i temi che hanno animato il calderone
mediatico degli ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia,
tradimento, sesso. Nel nostro Paese succede che molti 
ingenui continuino ad esempio a meravigliarsi delle boutade 
del presidente del Consiglio, limitandosi a bollare barzellette 
e proclami del premier brianzolo come uscite inammissibili, 
senza considerare quanta macchinazione logica stia dietro
ad ogni singola affermazione. Un meccanismo ben oliato a 
cui fanno ricorso non solo uomini politici, ma esperti di 
marketing e uomini di potere in genere. Un noto studioso 
di linguistica come Noam Chomsky ha stilato una lista di 
10 regole, che vengono utilizzate per drogare le menti, 
ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, 
rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione 
illusoria. Ecco quali sono:
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia 
della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del
pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi 
dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica 
del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di 
informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è 
anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi 
alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, 
l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. 
“Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi 
sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. 
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza 
nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli 
altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”.
Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una 
certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo 
il mandante delle misure che si desiderano far accettare. 
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana,
o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia 
chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della 
libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare 
come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo 
smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla 
gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo
modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove 
(neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90:
Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione
in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti 
cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero 
state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella 
di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo 
l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione 
futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un 
sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato
immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre 
la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio 
domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. 
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del 
cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa 
discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente 
infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore 
fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando 
più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un 
tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona 
come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, 
lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche 
sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o 
meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione
Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto 
circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. 
Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso 
all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, 
compulsioni, o indurre comportamenti….
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie 
ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità 
dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più 
povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza 
che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga 
impossibile da colmare dalle classi inferiori”.
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la 
mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari
e ignoranti…
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua 
disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle 
sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro 
il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa,
cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti 
è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si 
conoscano
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato 
un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle 
possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, 
la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto 
di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua 
forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio 
l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo 
significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita 
un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore 
di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.



M.L. King

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